Roberto racconta quattro settimane nei campi di accoglienza.
Il lunedì mattina sono stato allertato per pronta partenza, dopo qualche ora è cessato l'allarme. Martedì mattina altra allerta con partenza per le 15,00, ma dopo alcune ore anche questa è stata annullata. Nei giorni successivi è arrivata la comunicazione che la nostra associazione sarà chiamata la settimana dal 14 al 21 luglio, nel frattempo la Protezione Civile ANA ci ha chiesto la disponibilità per il periodo 16-23 giugno, considerato l'intervallo di un mese ho dato il benestare. Dopo un po' di tempo l'ana ha posticipato al 23-30 giugno. Sono partito con altri due volontari destinazione Cento mansione cucinieri, io mi arrangio, Mario e Suranga (ragazzo di colore) mai stati in cucina. All'arrivo siamo stati accolti da Carlo capo campo, persona squisita, {vsig}foto_articoli/Terremoto_Emilia|width=430|align=1|sets=4|setstxt=Set|caps=1|inout=1{/vsig}

e da quattro cucinieri di Belluno, zona D'Alpago: Nardo capo cucina, Ivano, Luigi e Giovanni oltre a un gruppo di Latina ( per la distribuzione) capitanati da uno chef (Giulio) nome di battaglia “D'Artagnan”con baffi e pizzetto appunto, inoltre un gruppo di volontari della Toscana, tra cui Fabio personaggio particolare solo a guardarlo, barba lunga, capelli lunghi, cappello alpino sempre in testa, pipa sempre in bocca.Fabio con altro volontario                                      L'alza Bandiera
Per fortuna abbiamo avuto un grande aiuto da una signora ospite (terremotata) Rita, che conosce abitudini e modo di gestire la cucina, inoltre altri volontari sempre ospiti (terremotati) a turno hanno pulito la mensa e ci hanno dato una mano nel lavaggio stoviglie. Test - Naturalmente non è mancata la Psicologa!
Come cucina c'era la struttura del comune di Verona ed inoltre un carrello cucina , molto funzionale, degli amici di Belluno. Dopo un primo giorno di creazione clima adatto al momento siamo partiti alla grande. Subito mi sono occupato del magazzino, non si capiva dove stavano i vari alimenti, sistemato questo, in collaborazione con Giulio, Giovanni, Ivano e Luigi abbiamo preparato i vari menù, Nardo naturalmente dava le direttive, quindi distribuzione e poi lavaggio di stoviglie e cucina, finito questo e dopo aver mangiato qualcosa di speciale fatto da Giulio e Giovanni, si ripartiva per la cena e così avanti per tutta la settimana. Si finiva verso le 23-23,30, quindi doccia e mezz'ora di svago appena fuori lo stadio ( luogo dove era dislocato il campo) per una birra e poi a nanna. Al sabato prima di intraprendere il ritorno non sono mancate  lacrime di commozione nel salutare i compagni volontari, ma sopratutto gli ospiti (terremotati), abbiamo legato con tutti, nonostante ci fossero 14/15 etnie diverse oltre naturalmente agli italiani. Tornato a casa e nemmeno il tempo di rendermi conto di quello che ho passato che mi viene comunicato dalla mia associazione S.o.s. l'anticipo del turno, otto giorni di tempo e sono ripartito questa volta per San Felice sul Panaro. Stavolta avrei dovuto fare capo cucina, viene anche mia moglie Rosanna oltre ad Andrea e Antonella di Caselle (PC Ambientale), più due volontari di Tregnago (mai vista la cucina). Qui con Enrico, capo campo, è stato svolto interamente quello che vuol dire emergenza in un campo di “sfollati”.{vsig}foto_articoli/Terremoto_Emilia|width=430|align=1|sets=4|setstxt=Set|caps=1|inout=1{/vsig}
Ogni sera al termine della cena e della sistemazione della cucina breve briefing sull'andamento dei compiti assegnati, problematiche incontrate, suggerimenti e quant'altro si desiderasse condividere con gli altri. Anche qui abbiamo trovato persone del luogo che ci hanno aiutato, in primis Saeer, un ragazzo di colore, universitario e ospite (terremotato), che tutti i giorni ci dava una mano al bisogno. Abbiamo instaurato un ottimo rapporto con tutti i volontari, basti ricordare che a turno, anche per un'ora, quando questi erano liberi, al di la' di qualsiasi incarico chiedevano di venire in cucina per aiutarci.Staff cucina, Enrico capo campo, e resp. Sicurezza                                         foto di gruppo
Poi c'era Lucio, volontario di Venezia, referente della cucina da campo e incaricato di gestire il magazzino, inoltre ottima “forchetta”. Il mobile cucina era ottimizzato come spazio di lavoro salvo il calore che riusciva a sprigionare all'interno: cuoci pasta, forno (ottimo), frigoriferi, scaldavivande e piastre per la carne oltre alla temperatura esterna, vi dico che eravamo sui 45/50 gradi. Diciamo che non tutto è stato negativo in quanto in quella settimana ho perso 5/6 chili di peso. Anche qui riposare di giorno era quasi impossibile mentre la notte non c'era problema, anche per al stanchezza. E' stata sicuramente una delle settimane più intense come lavoro ma anche ricca di emozioni e soddisfazioni. Altro personaggio importante era Mario della P.C. Castelnuovo, sempre attivo e disponibile, inoltre il gruppo di Mozzecane con Nicoletta ( psicologa ) che nel tempo libero veniva anche lei in cucina a pelar patate.La Psicologa Nicoletta                                                           Roberto con Saeer
Qui c'è stato un episodio che è giusto ricordare: durante un pranzo un ospite di colore senza alcun motivo, ma visibilmente alterato, ha cominciato a dire che il menù non andava bene, che non trovava niente che gli piacesse. Con molto garbo gli abbiamo fatto notare che c'era scelta sia per i primi che per i secondi piatti e siamo stati anche disponibili a fare un piatto freddo, questi ha preso il vassoio con pane, frutta, acqua e forchette e lo ha lasciato cadere per terra. A questo punto con tono autoritario l'ho invitato a raccogliere il tutto ma inutilmente e brontolando se ne va, naturalmente ho avvisato il capo campo dell'avvenuto e un po' imbarazzati abbiamo ripreso la distribuzione agli altri ospiti. Ed ecco la cosa inaspettata: dalla mensa si è alzata una signora, sempre di colore e probabilmente connazionale del primo, che avendo assistito all'episodio, visibilmente emozionata, si è scusata per l'increscioso episodio. Questi sono momenti in cui capisci che quello che stai facendo come volontario ha un valore morale enorme e ti dà la forza ed il coraggio di continuare ancora con maggior forza e dedizione.{vsig}foto_articoli/Terremoto_Emilia|width=430|align=1|sets=4|setstxt=Set|caps=1|inout=1{/vsig}
Qui c'era anche l'abitudine prima di andare a letto di trascorrere un momento di convivialità tra volontari, capitanati dal buon Antonio, referente provinciale, quindi un bicchiere di vino, un pezzo di formaggio o una fetta di salume. L'ultima sera abbiamo voluto, dopo aver servito la cena a tutti gli ospiti e sistemato la cucina, “festeggiare” assieme noi volontari con una pizza, dove discorsi di circostanza hanno creato altre emozioni e qualche lacrima. Tornato a casa soddisfatto del lavoro svolto assieme a tutti i volontari e neppure il tempo di recuperare fisicamente che mi viene chiesto dalla P.C. Ana per il sabato successivo se andavo a dare una mano a Cento. Dopo un attimo di riflessione ho dato la mia disponibilità. Compagno di viaggio un altro volontario che però all'ultimo per un impegno di lavoro ha disdetto e quindi sono partito da solo. Alle 08,00 sono arrivato al campo di Cento dove incontro all'ingresso alcuni volontari che avevo conosciuto in precedenza, ma erano in partenza poi all'improvviso ho notato un viso noto, una persona con la quale avevo  condiviso il turno precedente in questa struttura, Giovanni, ci siamo abbracciati ed anche lui era entrante in quella settimana, questo mi ha dato una carica enorme, sapendo di avere al fianco un volontario capace di cucinare, e come se è capace. Dopo esserci registrati in segreteria ci siamo dati appuntamento in cucina per avere informazioni dalla squadra smontante, ricevute le consegne abbiamo fatto la conta dei volontari in cucina. Giovanni aveva con se Daniele che si dedicava solo alla lavatrice e Mario che ha dato una grossa mano ma che con la cucina aveva poco da spartire. Abbiamo chiesto delucidazioni a Walter capo campo, un baffone bergamasco, che però ci ha risposto di non avere altre persone se non la sua squadra di falegnami, idraulici e quant'altro quando erano liberi. Ci siamo suddivisi i compiti, io capo cucina, Giovanni coordinatore ai fornelli e tutto il resto della truppa al seguito. Devo dire che è stata una settimana intensissima dal lato lavoro, ma altrettanto intensa dal lato amicizia e collaborazione con i nuovi amici bergamaschi, Cocco un Sardo trapiantato a Bergamo che mentre tagliava le verdure o faceva girare i polli alla piastra raccontava un sacco di barzellette, Angelo responsabile della distribuzione sempre molto attento affinché tutto procedesse nel migliore dei modi, Enrico che aveva instaurato un rapporto di amicizia con una signora ospite e le sue figlie e noi lo chiavavamo scherzosamente ( l'innamorato ) e via via tutti gli altri. Non dimentichiamo che verso sera arrivava Rita che nel frattempo aveva trovato lavoro e Nur, ragazzo pakistano, (ospite) sempre sorridente e disponibile, Mariella e Silvia (volontarie di Ferrara) il sabato e domenica praticamente facevano orario continuato, Nordin di origine marocchina da tanto in Italia e volontario della P.C. Emiliana, ci ha insegnato alcuni menù tipo kuskus ed altro, il responsabile della comunità pakistana che ci cucinava delle polpette piccantissime ma ottime. E' stata sicuramente la settimana più intensa come lavoro in quanto io e Giovanni abbiamo dovuto sobbarcarci oltre che la cucina anche i magazzini, gli ordinativi, i menù e qui devo dire che ho scoperto la grandissima capacità di Giovanni di preparare i più svariati piatti, sia di primo che di secondo e di contorno non tralasciando neppure il lato esuberi (avevamo una quantità industriale di latte che andava presto in scadenza) quindi piatti dove c'erano da aggiungere besciamella, budini multicolori, purè e quant'altro. Una settimana dove grazie agli amici bergamaschi che si sono presi a cuore la colazione al mattino e la distribuzione, abbiamo dato il meglio di noi, elogiati dagli ospiti e dai volontari. Da ricordare che quella era una delle settimane del Ramadan, quindi oltre al normale lavoro c'era da preparare un cestino di cibo(un paio di panini con salumi islamici, frutta, biscotti, latte, uova sode e acqua) per la notte per gli ospiti di origine islamica. Comunque una settimana dove sopratutto con Giovanni ho instaurato un legame di profonda amicizia. Tutto ha un fine ed anche questa settimana è arrivata all'epilogo, quindi baci ed abbracci e sono tornato a casa carico come non mai. Nel frattempo Fausto capogruppo alpini di Lugagnano ha dato la disponibilità per una settimana nei giorni di ferragosto, naturalmente ho accettato anch'io assieme a Claudio e Giordano. Intanto con Giovanni ci sentivamo quasi tutti i giorni e quando ho accennato alla nuova avventura anche lui ha fatto di tutto per essere disponibile. “Finalmente” è arrivata la partenza per Cento, eravamo contenti di andare in un luogo dove sapevamo che c'era da lavorare un sacco ma conoscevamo anche la situazione e i vari personaggi. Giovanni è arrivato con altri tre volontari di Belluno,  Ruggero “il russatore” (una notte, Giovanni, gli ha riempito le dita dei piedi con delle mollette ma inutilmente, una locomotiva),  Silvano e Sergio che si occupavano di distribuzione.{vsig}foto_articoli/Terremoto_Emilia|width=430|align=1|sets=4|setstxt=Set|caps=1|inout=1{/vsig}
Il nostro arrivo al campo è stato traumatico infatti siamo stati accolti Sergio un friulano, capo campo, che senza nemmeno darci il benvenuto ci ha chiesto con tono militare se eravamo cuochi e se conoscevamo anche la struttura del gruppo di Belluno. Un po' seccati dal questa accoglienza, abbiamo risposto che non eravamo cuochi di professione e nemmeno il gruppo di Belluno, ma abbiamo alle spalle esperienze oltreché nel nostro gruppo anche in Abruzzo e personalmente altri tre campi in Emilia con due proprio a Cento. Allora Sergio ha ribattuto che dovevamo attenerci alle regole del suo uomo, un cuoco di professione intransigente. Non dico che lo abbiamo mandato a quel paese ma ci è mancato poco. Arrivati in cucina, ho trovato volontari già conosciuti, pertanto soliti abbracci, cambio di consegne e abbiamo iniziato a preparare  il pranzo. Verso le 11,30 arriva un plotone di volontari (16) tra i quali il famigerato cuoco Carlo, che vorrebbe subito assegnare ai i vari compiti. Ho chiesto cortesemente di rimandare la cosa alla fine del pranzo in quanto gli ospiti e i volontari non avrebbero certamente aspettato le nostre esigenze e si sono messi subito anche loro a darci una mano nella preparazione del pranzo. Terminato il pranzo Carlo è tornato alla carica, ma ho fatto presente che prima c'era il lavaggio delle stoviglie e la pulizia della cucina. Finalmente verso le 15,00 abbiamo fatto il briefing per assegnare i vari incarichi, ma c'era un problema non da poco, eravamo in tanti, troppi, non era mai successa una cosa del genere 16 del Friuli, 4 di Verona, 4 di Belluno, più' i volontari ospiti si contavano una trentina di persone in cucina. Carlo ha proposto di fare dei turni ma Giovanni ha fatto notare che era impensabile che uno facesse mezza giornata per poi fare cosa? Quindi si è deciso di lavorare tutti assieme a parte un gruppo che si sarebbe occupato solo della colazione e della distribuzione. Il “clima” non era ottimo ma tra Verona, Belluno e i volontari ospiti abbiamo fatto il possibile per creare un'atmosfera accettabile. Avevamo il vantaggio di conoscere gli ospiti, le loro abitudini ed esigenze. Mi sono messo quindi a fare il vicecapo cucina (in realtà facevo girare la giostra) preparavo i vari menù ( sulla carta) che poi condividevo con Carlo e Giovanni per gli ordini di carne, formaggi e verdure. Carlo si vedeva poco, parlava poco, probabilmente aveva capito di trovarsi di fronte a dei personaggi tosti. Anche questa era una settimana di Ramadan per gli Islamici, pertanto solita preparazione dei cestini, e qui è nato un problema. Sergio capo campo voleva andare al risparmio, non avanzare panini, non buttare cose avanzate ma noi non eravamo d'accordo. Era impensabile riciclare gli insaccati o i formaggi rimasti all'interno di un panino per 24 ore e poi rimetterli in un panino fresco, quindi un pomeriggio d'accordo con Giovanni ho detto ai volontari che facevano i panini di mettere solo cose fresche e personalmente ho gettato i 15/20 panini avanzati. Una mattina a colazione con sorpresa ho notato che non c'erano le brioche pur sapendo che in magazzino ce n'erano tantissime, ma probabilmente gli addetti non lo sapevano e non volevano chiedere cercando di arrangiarsi. Pertanto alcuni volontari sono andati in magazzino  a prendere le brioche e si sono seduti in mensa (sbagliato) per fare colazione. Dopo circa un'ora i  volontari stavano lavorando in cucina quando è arrivato Sergio capo campo che con voce autoritaria alla “Mussolini” ha chiesto energicamente senza dare il buongiorno chi avesse mangiato le brioche,  siamo rimasti increduli ma Sergio imperterrito ripeté la richiesta aumentando il tono della voce. I “colpevoli”, non capendo il motivo di tale richiesta, si sono fatti avanti ma a questo punto  io ho preso la parola  chiedendo a Sergio di esprimersi in modo più normale, allorché lo stesso, mi ha risposto con questa frase: “tu mi hai disatteso, buttando via gli affettati e formaggi dei panini”, non ci ho più visto, ho alzato anch'io il tono della voce dicendo le testuali parole “se tu vuoi che noi diamo da mangiare la merda agli Islamici tu me lo scrivi e io do da mangiare la merda!”Caso ha voluto che fosse presente un coordinatore della P.C. di Vicenza che ha calmato le acque. Giovanni voleva mollare tutto e tornarsene a casa, ma con Fausto e gli altri l'abbiamo convinto a continuare il lavoro convinti di avere fatto solo il nostro dovere.
Fausto tra l'altro responsabile della distribuzione era a contatto diretto con la moglie di Carlo e un'altra volontaria le quali trovavano ogni scusa per denigrare o comunque dire qualcosa contro le diverse etnie, basti pensare che se veniva un volontario a chiedere una aggiunta di cibo non c'era nessun problema, per gli Islamici era sempre un secco no!  La settimana comunque trascorreva e il venerdì serata di commiato dei volontari finalmente il Carlo cuoco ci ha deliziato di un buon risotto al limone. Ecco nonostante queste incomprensioni, tra Verona e Belluno si era saldata ancora di più l'amicizia in particolare con Giovanni autentico personaggio. Nella stessa giornata era arrivato Carlo capo campo per un nuovo turno per la settimana entrante, è stato bello rivederlo, ci teneva moltissimo essere in mezzo alla sua gente nonostante che una grave malattia lentamente lo stava spegnendo, infatti dopo circa un mese come dicono gli alpini “è andato avanti”. Nota stonata durante la settimana è venuto al campo il presidente nazionale alpini Corrado Perona e il suo staff e, forse per delle diatribe con la sezione di Udine, non sono venuti a salutarci, grave, molto grave!!!