foibel 21 gennaio 2012, presso la nostra Baita, si è svolta la  serata dedicata alle “Foibe” e all’ “Esodo della popolazione Italiana da Dalmazia e Istria.” I due vessilli, quello della sezione di Trieste e quello della sezione di Verona, stavano fermi l’uno al fianco dell’altro, quasi come due colonne solenni a fare da quinta alla presentazione. L’inizio è stato commovente: il nostro presidente abbracciava quello di Trieste, con spontaneità pura e alpina. Ed è con questo simbolo che voglio iniziare a parlare dell’evento, nato da una proposta  rischiata, scelta, accarezzata e resa concreta. Un dono non da poco in questo tempo attuale, ma qui c’è l’”essenza”, questa forza palpabile nell’aria. Alcuni le danno il nome di Alpinità, altri invece non ci pensano neppure, agiscono e basta, altri ancora nel sapere che sto scrivendo faranno uno sbuffo, come per dire” ma basta, lo sai anche te, che a parole si fa nulla, ma servono i fatti!” .

E’ nato tutto il giorno  in cui si è  deciso, dopo la gita del gruppo di un anno fa  su questi luoghi del ricordo, di invitare la sezione di Trieste, come relatori di ciò che era successo nelle loro terre  in quel terribile secondo dopoguerra. In un paio di mesi  abbiamo messo d’accordo le sezioni, fatto i volantini, sentito associazioni di esuli, preparato la serata dal lato logistico e tecnico, in una collaborazione molto affiatata, una scommessa vinta!  Ancora una volta, dopo la grande inaugurazione del nostro museo. La sezione di Trieste, nelle sue più alte cariche (tanto alte quanto umili e fraterne) del Presidente Fabio Ortolani e sua moglie Giuliana e il direttore de “l’Alpin de Trieste” Dario Burresi con la sua Flavia, sono arrivati nel primo pomeriggio di sabato. Siamo stati tutto il giorno a sistemare la mostra giù al museo e la sala conferenze;  per noi è stata una grande sorpresa trovarla già piena alle 20.15. Non credevamo ai nostri occhi. Ci siamo girati a cercare gli sguardi degli altri organizzatori: c’erano sorrisi, abbracci, occhi lucidi e uniti a noi,  non da meno i nostri triestini! Che seppur in piena tenuta elegante, davano sfoggio di una semplicità conviviale che si sentiva fortemente. E’ quella fratellanza che nasce e vive sotto il cappello. Verso le 21, la sala era stracolma.

La baita “Montebaldo” non è poi così piccola! Fa i suoi 80 posti a sedere; eppure, contando quelli in piedi, eravamo certamente una decina o quindicina in più. Un piccolo record! Soprattutto per il messaggio che si stava per affrontare, non certo comune. Argomento tabù per molti anni, qualche volta politicamente usato a fini troppo facili, dimenticato perchè SI E’ VOLUTO farlo, ritorna alla luce con una veste fresca, pur nella sua immane tragedia, dove escono parole introduttive di tolleranza, ricordo e pura storia. Così, diretta e convinta, nata ancora in tempi antichissimi, si pesa nelle parole del presidente di Trieste una introduzione al valore della vita, alla non vendetta, con volontà di ricercare una nuova parola in aggiunta a ciò che ha detto Primo Levi per un’altra simile tragedia  commemorata il 27 gennaio “Ricorda che questo è stato”. Una parola che si pronuncia così: “ITALIANITA’”. Fa da eco agli stessi concetti la parte iniziale della relazione, con Dario Burresi che affronta il difficile tema dei Balcani e del loro continuo vivere nella difficoltà relazionale. Si parla di popoli in conflitto ormai da tempi indefiniti, che cambiavano politica, religione, idee, geografie e in uno di questi grandi sconvolgimenti, ci è andata di mezzo anche l’Istria, al tempo italiana. Alla storia, si prosegue con la testimonianza. Con un’anima lacerata e allo stesso immersa in un’enfasi di grande poesia, la signora Anna Rismondi ha fatto un bel monologo sulla sua condizione di bambina scappata dal massacro. Tra le altre cose ci ricorda di sua mamma che quando si fece dare i documenti per andare in Italia le fu detto:“Va in Italia a morir de fame” e lei rispose, nonostante la timidezza: “meio in Italia a morir de fame che qua s-ciava!”.
Molti ancora sono stati i traguardi cultu- rali raggiunti in questa stupenda serata che si è conclusa nel miglior modo alpino possibile, tra un risotto e una canta, tra uno scambio di conoscenze e battute  affettuose sulle spalle. La presentazione del nostro notiziario “La Baita de Lugagnan” è stata la chicca finale. Eravamo tutti orgogliosi! Un grande grazie alla sensibilità delle sezioni di Verona e Trieste, che si sono unite presentandosi con le loro alte cariche, dando prova di una grande volontà di “non dimenticare”.

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